Nato
nel 1948 dalla fantasia di Gianluigi Bonelli e dalle matite di
Aurelio galep Galeppini come semplice supporter della loro
serie Occhiocupo, come altri fumetti dell'epoca, Il grande Blek, o
Capitan Miki, cercava di, è il caso di dirlo, cavalcare la
allora imperante passione per l'universo western, esportato in tutto
il mondo dai film di Hollywood, e in particolare da quelli di John
Ford.
In
breve, però, Tex si scosta da tutti i suoi epigoni, anche quelli di
celluloide, divenendo un vero fenomeno di costume. A lui negli anni
verranno dedicate tesi di laurea e saggi di sociologia. Nel 1959
Bonelli ha l'idea di presentare la serie nel formato che da lui
prende il nome e che diventerà sinonimo di albo a fumetti in Italia,
l'albo di novantasei pagine che tutti conosciamo, una vera
innovazione, per molti versi geniale. Da allora i numeri diventano
impressionanti, più di trenta serie tra riedizioni, ristampe, e
raccolte, le tirature giungono alla cifra record di 700 000 copie
vendute, fino alle 250 000 attuali, che fanno di Tex la serie
regolare mensile più venduta al mondo.
Un
fenomeno di cultura popolare che, in barba a chi taccia Tex di essere
un fumetto ancorato al passato, reca anche elementi di grande
modernità. In un periodo dove immancabilmente gli indiani, cattivi,
si scontrano con i cowboys, buoni, (parliamo del 1949) Tex non solo
si schiera dalla parte dei nativi americani, ma ne sposa addirittura
una, laddove in alcuni stati della civilissima America degli anni
quaranta le unioni interrazziali sono ancora considerate illegali.
Nei suoi albi Tex denuncia l'avidità dei bianchi e lo sterminio
delle tribù indiane, tema che la cultura popolare americana, con i
suoi film, affronterà solo negli anni settanta, ben venti anni dopo
il nostro Tex!
Ma
una disamina del fenomeno Tex sarebbe troppo monumentale,
limitiamoci, con i nostri modesti mezzi, ad osservare Tex sotto un
punto di vista diverso e speriamo divertente.
Per
esempio, i suoi numeri.
Tex
all'ultimo conteggio dei suoi fan più sfegatati, aveva ucciso 2800
nemici.
Neanche
un'epidemia di vaiolo!
Come
dice a Kit:
“La
benemerita confraternita dei becchini dovrebbe darci un'onorificenza”
Come
dargli torto?
E
neanche i cappellai se la passano male grazie a lui. Gli hanno
colpito il cappello settantaquattro volte. Ma lascialo a casa!
<<lilith,
c'è da rammendarmi il cappello!>>
<<Oh
no, di nuovo!>>
Povera
donna.
Cappellai
e becchini se la passano bene nella saga Texiana, non così tanto i
politici.
Un
bieco senatore cerca di spiegare la realpolitik al ranger, e di come
siano la storia e il progresso a volere la fine della nazione
indiana. Davvero, a Tex?
“Vuoi
uno sganassone, testa di vitello?” è la granitica risposta
del nostro eroe. Duemila anni di teoria politica buttata ai cactus.
Ti
amiamo, Tex.
Altro
grande tema texano, che ne è stato di Dynamite, il mitico cavallo
che lo seguiva nelle sue prime avventure? Il cavallo capace di
slegare corde ai polsi, e aspettare Tex sempre sotto alla finestra
giusta dell'albergo, neanche passasse mazzette al consierge?
<<La
terza da destra, signor Dynamite. La biada sul conto del signor
Tex?>>
Che
fine avrà fatto?
A
Tex gli hanno ucciso quarantadue cavalli. Secondo voi che fine ha
fatto? Forse se l'era presa per la biada.
Per
fortuna che nel west non si cavalcavano i panda, che se no a
quest'ora ce li eravamo giocati tutti.
E
il suo ferocissimo pastore tedesco?
<<Lilith,
stavolta mi porto il cane!>>
Ecco.
Sua
moglie?
Morta
ammazzata.
La
sua quasi nuora Fiore di Luna?
Morta
ammazzata.
Suo
suocero Freccia Rossa?
Morto
ammazzato.
Suo
fratello Sam?
Si,
avete capito.
Un'ecatombe.
Peggio della signora in giallo.
Ma
passiamo a temi più leggeri.
Bistecca
e patatine.
Qualche
fan, non sappiamo perché, si è preso la briga di controllare quante
volte Tex e soci vadano al ristorante a “Mettere le zampe sotto
ad un tavolo”, e cosa ordinino. Bene, ci sono andati
settantacinque volte, ordinando tutte le volte, nessuna esclusa, la
leggendaria “Bistecca alta quattro dita sepolta sotto una
montagna di patatine”.
La
bistecca alta quattro dita è praticamente una coprotagonista della
serie.
Impossibile
che Tex muoia per un colpo di pistola, casomai sarà il colesterolo
ad ucciderlo.
Il
più grande nemico di Tex non è Mefisto, è la bistecca.
Pure
quando in una nota avventura si reca nella chinatown di San
Francisco, cosa credete che ti ordini il nostro? Pollo in agrodolce?
Bistecca
e patatine. In un ristorante cinese...!
I
fan di cui sopra poi, in un eccesso di passione che sfiora il
fanatismo religioso, sono andati a controllare quante volte Tex
beva. E cosa.
Orbene,
in seicento, e ripeto seicento e passa numeri, Tex beve acqua solo
venti volte. Otto delle quali da una borraccia dopo essere stato
abbandonato, barra perduto, nel deserto, con il cavallo morto, ovvio.
Borraccia immancabilmente semi vuota. Ma devi attraversare il
deserto, dico io, portatene almeno un paio! Mica te la fanno pagare!
Per
il resto beve direttamente da fiumi, pozze mefitiche in mezzo al
deserto, trogoli per cavalli.
Nelle
settantaquattro volte al ristorante beve birra ghiacciata, mentre nei
vari saloon apparsi nella saga ordina un numero imprecisato tra
Tequile, Mescal, Whiskey, Rum, e pure vino. Mai una volta che ordini
un bicchiere d'acqua.
In
settant'anni di pubblicazioni nemmeno un bicchiere d'acqua.
Il
fegato di un rinoceronte!
E
per finire in bellezza, il tema pallottole.
Tex
ha ucciso duemila e ottocento nemici, metti che non li abbia
ammazzati tutti al primo colpo (Capiterà anche a lui, no?) fanno
circa tremilatrecento pallottole esplose.
Ora,
in tutta la saga, Tex viene visto ricaricare la colt ventidue volte.
22x6=132.
Ha
sparato tremilatrecentovolte usando solo centotrentadue pallottole.
Che
Tex sia un po' tirchio? Così si spiegherebbe la camicia gialla.
Sempre quella. Da settant'anni.
Lilith
gliela avrebbe sicuramente fatta cambiare prima.
Ben
altro ci sarebbe da dire sul nostro Tex, ma lo spazio è tiranno,
solo una cosa ancora rimane: parafrasando un noto documentario a lui
dedicato:
Come
Tex, nessuno mai!
Sperando
di non avervi annoiati, grazie e a risentirci.
Mirko