Oggi vi voglio parlare del libro: “I
luoghi si raccontano” (fascicolo numero 1 – Toponomastica di Borgotaro). L’autore, Sergio Mussi, si è avvalso
della consulenza linguistica di Giulia Petracco Sicardi, professore
emerito di Glottologia all’Università di Genova. L’impaginazione
e la grafica del volume sono state invece curate dal figlio Luca
Mussi, ingegnere elettronico. Il libro di Mussi è importante perché ci dà
la possibilità di conoscere un luogo attraverso la sua denominazione
locale: “I luoghi e i toponimi – ha rilevato Marzio Dall’Acqua, che ne aveva curato la presentazione, ormai qualche anno fa – rappresentano una storia che aiuta a capire che cosa
è avvenuto nel passato”.
Soprattutto oggi c’è una forte esigenza di identità, una necessità di trovare le proprie radici. Purtroppo la vorticosa trasformazione del nostro tempo si caratterizza proprio come cancellazione del passato. I luoghi rischiano addirittura di non essere più identificati. La ricerca delle origini e del significato etimologico del toponimo, cioè del nome del luogo, anche con l’aiuto del dialetto, è fondamentale per riscoprire la storia, la geografia e l’aspetto naturalistico delle nostre valli. L’operazione di recupero dei toponimi è urgente perché se non si fa adesso non si farà mai più. Quando muore un anziano, infatti, perdiamo un testimone prezioso del nostro passato che non sarà più possibile ricostruire. Un toponimo ci racconta la storia di un luogo. “E se quel toponimo sopravvive nel tempo vuol dire che quel nome è stato fotografato dalle persone e corrisponde esattamente alla forma del luogo, all’uso del luogo, a come la gente viveva in quel luogo…”
Soprattutto oggi c’è una forte esigenza di identità, una necessità di trovare le proprie radici. Purtroppo la vorticosa trasformazione del nostro tempo si caratterizza proprio come cancellazione del passato. I luoghi rischiano addirittura di non essere più identificati. La ricerca delle origini e del significato etimologico del toponimo, cioè del nome del luogo, anche con l’aiuto del dialetto, è fondamentale per riscoprire la storia, la geografia e l’aspetto naturalistico delle nostre valli. L’operazione di recupero dei toponimi è urgente perché se non si fa adesso non si farà mai più. Quando muore un anziano, infatti, perdiamo un testimone prezioso del nostro passato che non sarà più possibile ricostruire. Un toponimo ci racconta la storia di un luogo. “E se quel toponimo sopravvive nel tempo vuol dire che quel nome è stato fotografato dalle persone e corrisponde esattamente alla forma del luogo, all’uso del luogo, a come la gente viveva in quel luogo…”
Uno
studio di questo genere nasce dalla necessità di ritrovare le proprie
origini. Il tema dei toponimi diventa così fondamentale per studiare
le parole e per conoscere più a fondo la linguistica. “La parola – aveva aggiunto, durante la presentazione, il prof. Giuseppe Benelli dell’Università di Genova –
è come l’acqua che porta in sé i sapori della roccia, da cui
sgorga e dei terreni che attraversa”.
Chi
leggerà il libro potrà scoprire il significato e la derivazione
delle parole con cui vengono chiamate tante località delle nostre
frazioni. Porcigatone, per esempio, non deriva, come tanti pensano,
dal nome di Marco Porcio Catone, generale romano, ma da “Porcile di
Garatone”, che era “forse un importante personaggio dell’epoca”
longobarda, allevatore di maiali. Il nome Pontolo, invece, non è
legato alla presenza di un vecchio ponte, magari romano, ma deriva
invece da un “locus pontulus”, cioè un “luogo dalla forma a
punta”, con probabile riferimento a caratteristiche del terreno.
Come si può capire, in questo campo, pur attingendo a documenti
antichi e a fonti orali dialettali, che più a lungo mantengono
l’originalità dei termini, i risultati non sono mai definitivi.
Un libro molto interessante, una ricerca seria e
accurata, che ci aiuta a conoscere il nostro territorio in modo
piacevole e divulgativo, stimolando anche l
a curiosità di scoprire
cose nuove.
Massimo Beccarelli
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