Cesare
Cavanna, figlio di Antonio e Caterina Bianchi, nasce a Berceto l’8
novembre 1852. La fanciullezza, però, la trascorre a Borgotaro, dove
il padre si trasferisce alle dipendenze del Comune. Il finire
dell’800 è una stagione di grandi speranze, di grande entusiasmo
nel progresso tecnologico. Si sta affermando il capitalismo, le
attività industriali sono in grande espansione e sta nascendo una
nuova classe imprenditoriale. Cavanna è un giovane intraprendente,
sensibile al nuovo, aperto alle possibilità che la nascente società
industriale può offrire, anche in un centro montano e agricolo come
Borgotaro. Sul finire del 1876, Cavanna rileva l’officina-tipografia
di Francesco Bergamini, da tempo attiva in paese, e già nel 1877 si
trova, su carta intestata, la nuova ragione sociale della ditta.
Il
motto latino scelto da Cavanna per rappresentare la sua impresa
recita: “Nihil audentibus arduum” (nulla è difficile per gli
audaci). La frase rende bene l’idea della personalità e dello
spirito di quest’uomo.
Sostanzialmente autodidatta, Cavanna apprese
l’arte tipografica lavorando al torchio e perfezionando le sue
conoscenze sui libri di testo.
Interessante è il fatto che la sua
officina contemplava sia la stamperia che la legatoria, e ciò faceva
sì che al termine del lavoro si potesse stringere tra le mani il
prodotto finito, il libro. Non bisogna pensare, però, che i libri
fossero l’unico prodotto della stamperia Cavanna. Venivano stampati
anche manifesti di spettacoli, estratti, opuscoli, lunari,
almanacchi, fogli volanti, stampati per le amministrazioni pubbliche.
Tra i numerosi caratteri tipografici utilizzati, ve ne sono anche
alcuni bodoniani, ossia quelli utilizzati dal famoso stampatore
parmigiano Giambattista Bodoni. Il pregio delle stampe di Cavanna
era, a detta degli esperti, la chiarezza e la semplicità, seguendo
proprio l’illustre esempio di Bodoni. Nel primo decennio di
attività, dal 1877 al 1886, la Tipografia stampa, tra le altre cose,
un importante settimanale, “L’Eco del Taro” (dal 18/8/1878 al
10/08/1879) e il volume di Antonio Emmanueli, parroco di Sambuceto,
L’Alta Valle del
Taro e del Ceno (1886),
testo fondamentale per gli studi sulla storia della Valtaro e del suo
dialetto. In quegli anni, “nel circondario non esiste che una sola
tipografia, quella condotta da Cesare Cavanna in Borgotaro”.
Il 31 ottobre
1886, Cavanna sposa Albertina Calderoni, da cui avrà tre figli:
Dirce, nata nel 1890, Aldo, nato nel 1891, e Giovanni, nato nel 1899.
Negli anni successivi, la sua attività di stampatore proseguirà
alacremente. Tra le tante cose pubblicate in quel periodo, ricordiamo
il volume del senatore bedoniese Primo Lagasi Studi
teorici e pratici sulla legislazione forestale (1890)
e quello di Tommaso Grilli
Manipolo di cognizioni con cenni storici di Albareto e di Borgotaro
(1893).
Cavanna, in
quegli anni, non fu solo uno stampatore conosciuto e stimato, ma
anche un punto di riferimento per tutti coloro che volevano avere
accesso al mondo della tecnologia. Egli fu infatti rappresentante di
varie ditte estere, per quanto riguardava le macchine da cucire, e
rappresentante generale per l’Italia del motore tedesco Lederle. La
bottega di Cavanna era addirittura un vero e proprio emporio,
specializzato in prodotti tecnologici ma non solo, se vi si potevano
trovare “macchine elettriche per uso medico, ventilatori, pompe da
birra, estintori, pianoforti, per finire ai mandolini e chitarre di
Germania, ai mantelli impermeabili, ai fucili da caccia ecc.” A
inizio ‘900, Cavanna pubblica anche Relazioni
ed Atti
per il Comune di Pontremoli, rivolgendo quindi la propria attenzione
verso la terra di Lunigiana. Sempre nel pontremolese, la tipografia
stampa alcuni giornali che avranno diversa fortuna. Se infatti il
“Giornale democratico costituzionale” A Noi!, stampato in vari
numeri tra il 1906 e il 1908 ha avuto vita breve, “Il Corriere
Apuano”, stampato da Cavanna dal 1908, è vivo e vegeto ancora
oggi. Cesare Cavanna muore il 25 ottobre 1910.
Massimo
Beccarelli
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